Romani

La civiltà romana

Secondo gli storici, nel 753 a.C. alcuni villaggi di capanne, disposti su sette colline e abitati da alcune tribù latine, si uniscono formando un unico agglomerato non lontano dalla foce del fiume Tevere: Roma. Nel punto in cui viene fondata la città il fiume può essere attraversato facilmente: controllando questo guado diventa possibile controllare le vie commerciali che collegano le città degli Etruschi (in Toscana), con alcune ricche città della Magna Grecia (in Campania). Già i primi romani stanziati nell’isola Tiberina devono difendersi da chi tenta di passare il guado per attaccarli, così avviene l’unione coi Sabini per fronteggiare i nemici.

Nel corso dei secoli diventa una città sempre più vasta, popolosa, potente e internazionale, arrivando a contare 700mila abitanti. La struttura militare della città coincide con quella politica, infatti, i Romani, grazie a un esercito fortissimo e alla loro abilità nel costruire importanti città e strade di collegamento, riescono a sottomettere a governare e a integrare politicamente:

  • prima i popoli del Lazio,
  • poi tutta l’Italia,
  • quindi dominano i commerci di tutto il bacino del Mediterraneo,
  • infine conquistano la Grecia e gran parte dell’Europa.

Nel momento della sua massima espansione l’Impero Romano comprende:

  • a nord la Gran Bretagna (esclusa la Scozia)
  • a sud tutta l’Africa settentrionale,
  • a ovest la penisola iberica,
  • a est una parte della Germania, dell’Ungheria e della Romania,
  • a sud-est la Mesopotamia, la Palestina e la Fenicia.

Il dominio politico romano è il più capace tra quelli dell’antichità di suscitare consensi e gettare radici nei territori conquistati, lasciando segni ancora visibili nel paesaggio, nelle comunicazioni, nella lingua, nella cultura, nel diritto delle Nazioni.

La storia degli antichi Romani è divisa in tre periodi. Ogni periodo corrisponde a un tipo di governo diverso.

  • 753 a.C. – 509 a.C. Periodo monarchico
  • 509 a.C. – 31 a.C. Periodo repubblicano
  • 31 a.C. – 476 d.C. Periodo imperiale

Le leggende ispirate ai Greci fanno discendere i Romani dai Troiani, portati nel Lazio da Enea (figlio del re Anchise e della Dea Venere) dopo la caduta di Troia (1193 o 1184 a.C.). L’Eneide, il poema epico scritto da Publio Virgilio Marone tra il tra il 29 e il 19 a.C. narra le vicende del progenitore del popolo romano.
Un’altra leggenda della fondazione di Roma racconta di due neonati gemelli della città latina di Albalonga, Romolo e Remo, discendenti di Enea, abbandonati in una cesta sul fiume Tevere e allattati da una lupa. Una volta adulti, per decidere quale di loro deve diventare re, si affidano alla volontà degli dèi, perciò osservano il cielo: Romolo vede più avvoltoi e vince, ma Remo non accetta di avere perso, sfida il fratello e viene ucciso. E così Romolo diventa il primo re di Roma.
Secondo un’altra versione, Romolo fa costruire una cinta muraria sul solco dell’aratro (urvum/urbum=manico da cui deriva Urbs=Città) con il quale viene tracciato il confine mettendovi a guardia Celere, cui impartisce l’ordine di uccidere chiunque osi scavalcarla. Remo, all’oscuro dell’ordine, la scavalca con un salto. Celere lo assale e lo trapassa con la spada…

Gli antichi Romani sono principalmente pastori e agricoltori. Durante il periodo della Monarchia e della Repubblica i contadini coltivavano con le proprie famiglie dei piccoli appezzamenti di terra. È un periodo bellicoso e spesso i contadini sono costretti ad abbandonare i campi per andare a combattere, lasciandoli incolti e così costringendoli a venderli.
I ricchi proprietari terrieri, dopo aver acquistato i campi venduti dai contadini, li fanno coltivare agli schiavi.  In pianura i Romani coltivano cereali e ortaggi; sugli Appennini coltivano viti e olivi. Molte terre sono destinate al pascolo. I Romani allevano maiali e buoi che usano per il lavoro dei campi, per esempio per tirare l’aratro. Le capre e le pecore forniscono lana e latte. Con il latte fanno i formaggi.
Allevano anche cavalli, utili nell’esercito e nelle gare di corsa e anche asini, che aiutano a trascinare i carri e a trasportare le merci. Le api forniscono il miele e la cera.
Mentre i Romani conquistano molti altri territori, commercia anche con i popoli che vi abitano: a un certo punto, diventa facile e più conveniente importare, comprare i prodotti agricoli dai territori conquistati; perciò, i Romani non li coltivano in Italia e preferiscono dipendere dalle importazioni. L’Urbe resta sempre essenzialmente la città dei consumi, che con l’aumentare della popolazione diventano sempre più pressanti. Nei primi due secoli dell’Impero Romano lo sviluppo dell’economia si basa fondamentalmente sulle conquiste militari che, per secoli, procurano terre da distribuire ai legionari oppure ai ricchi senatori, merci da commerciare e inoltre schiavi.

All’inizio della storia di Roma, gli artigiani lavorano pochi prodotti. Vendono i loro prodotti nell’Italia del centro e del sud.  Nel periodo dell’impero, invece, gli artigiani fabbricano molti prodotti e vendono la merce in tutto il territorio dell’impero. Grandi navi trasportano le merci attraverso il mare. Le navi onerarie erano navi che trasportavano oggetti, materie prime e anfore. Le anfore contengono generi alimentari; una nave oneraria trasportava anche 10.000 anfore.
Moltissime navi arrivavano e partivano dal porto di Ostia, alla foce del fiume Tevere, vicino a Roma. Roma controlla le strade dell’impero e le rotte del Mar Mediterraneo. Tantissimi prodotti differenti arrivavano nella capitale: profumi e seta dall’Asia, avorio dall’Africa, pelli dall’Europa dell’est, oggetti di ceramica e di vetro dalla Gallia.

  • La casa deriva dal latino: casa, intesa come ‘casa rustica’. È una costruzione eretta per propria abitazione; più propriamente, è genericamente il complesso di ambienti, costruiti in muratura, legno, pannelli prefabbricati o altro materiale, e riuniti in un organismo architettonico rispondente alle esigenze particolari dei suoi abitatori.
  • La domus è l’abitazione più comoda e spaziosa, a uno o due piani e appartiene ai cittadini appartenenti alle gentes (famiglie) nobili e ricche. Queste case di solito sono costituite da un atrium (ingresso, anticamera) con un cortile centrale e l’impluvium (il tetto aperto) e una vasca o una cisterna al centro per la raccolta dell’acqua piovana. Il peristilium (portico colonnato) serve a sorreggere il tetto, a collegare e riparare le stanze intorno e ad abbellire il cortile centrale. Il triclinium è la sala da pranzo, con tre letti intorno al tavolo su cui ci si sdraia per mangiare; i cubicula sono le stanze da letto (per i padroni, per i servi), i magazzini per il cibo, il forno. La domus è adornata da statue, mosaici sul pavimento o alle pareti e affreschi. Qualche volta il proprietario affitta le stanze che si affacciano strada a commercianti e artigiani.
  • La villa è la casa di campagna dei ricchi romani; può essere un’abitazione oppure un’azienda agricola cioè un’impresa, abitata da contadini che lavorano per ricavare i prodotti dei campi. Oggi la villa è una lussuosa abitazione con giardino.
  • Gli acquedotti sono canali che trasportano l’acqua potabile dalle sorgenti fino alla città. Gli acquedotti per molti tratti passano attraverso tubature in terracotta o pietra e sono sopraelevati su archi; alcuni vengono ancora utilizzati.
  • Il foro è la piazza dove i cittadini si riuniscono per le assemblee pubbliche.
  • Il mercato è un edificio a più piani in cui i commercianti vendono le loro merci.
  • Nei templi sono custodite le statue delle divinità. I Romani li usano per pregare e fare sacrifici.
  • Le cloache sono gallerie sotterranee che trasportano le fognature della città, cioè le tubature per portare via le acque sporche.
  • La basilica è l’edificio che ospita il tribunale, dove si amministra la giustizia e si celebrano i processi, ma possono servire anche per fare il mercato.
Giulio Cesare