Il Neolitico ǀ L'età della Pietra nuova
Il termine “Neolitico” viene introdotto nel 1865 dall’archeologo britannico John Lubbock per indicare il periodo successivo al Paleolitico in cui compaiono gli strumenti in pietra levigata e la ceramica, adottando un criterio fondato sulla tecnologia di produzione.
Studi più recenti evidenziano dei processi storici complessi che si verificano in forme e tempi differenziati nelle varie aree e che prendono il nome di “neolitizzazione”: il nuovo rapporto tra l’Uomo e l’ambiente determinato dalle pratiche dell’agricoltura e dell’allevamento è alla base di profondi cambiamenti tecnologici, sociali e ideologici; in particolare, si assiste al passaggio da uno stile di vita nomade basato sulla caccia e raccolta a uno stile più sedentario basato sull’agricoltura e sullo scambio delle eccedenze alimentari che permette alle popolazioni di dedicarsi ad attività commerciali e artigianali.
I ritrovamenti più antichi che testimoniano l’economia produttiva del Neolitico sono localizzati nel Vicino Oriente, in particolare il territorio tra i fiumi Tigri ed Eufrate in Siria, nell’Anatolia sud-orientale, in Palestina, Tibet e Mongolia, dove crescono spontaneamente i cereali che vengono poi coltivati e le specie animali che vengono gradualmente selezionate e addomesticate; appartengono a un periodo che va dal 9mila al 6mila a.C.
La prima specie domesticata è il cane, discendente dal lupo, già comparso in contesti del Mesolitico e forse anche del Paleolitico superiore.
Dal Vicino Oriente il nuovo modello economico basato sull’agricoltura e sull’allevamento si diffonde in tutta l’Europa attraverso la Turchia e i Balcani, via terra, e lungo tutte le coste del Mediterraneo via mare. Le teorie relative a domesticazioni autoctone nel Mediterraneo occidentale formulate negli anni ’70 sono state smentite da recenti studi paleoambientali e archeozoologici hanno comprovato lì’assenza in quest’area sia dei cereali spontanei che delle specie ovine (capra aegagarus e ovis orientalis) che sono state identificate esclusivamente in Oriente, al contrario di bovini (l’uro: Bos taurus primigenius Bojanus) e suini (il cinghiale: sus scrofa) selvatici.
La caccia e la pesca continuano a essere praticate come risorse integrative.
Presente ovunque è la ceramica e l’industria litica che comprende strumenti ottenuti con la scheggiatura e la levigatura, quest’ultima impiegata per oggetti di ornamento ed asce e accette usate per il disboscamento e la lavorazione del legno.
Scarse sono le tracce di un’attività certamente praticata, consistente nell’intreccio di prodotti vegetali, facilmente deperibili, per ottenere panieri, reti e stuoie.
La tessitura è invece ben attestata da pesi da telaio e fusaiole in terracotta.
Ben attestato è lo sfruttamento di miniere di selce in varie regioni europee; al primo Neolitico risale quello della miniera della Defensola in Puglia.
Importanti fenomeni di circolazione e scambio sono documentati per diversi tipi di materie prime e oggetti, quali: l’ossidiana, delle asce in pietra verde e di oggetti di ornamento quali i monili ricavati da conchiglie di Spondylus.
Facendo una rapida sintesi delle possibili attività svolte in un villaggio, relativamente all’economia di sussistenza, la pratica dell’agricoltura nelle zone di foresta richiede interventi finalizzati alla modifica dell’habitat, come il disboscamento, spesso realizzato mediante incendi e il debbio.
Nello stadio più primitivo i contadini praticano l’agricoltura secca”, affidandosi per l’irrigazione dei campi esclusivamente alle precipitazioni piovose.
Nel IV millennio A. C. in Bassa Mesopotamia, si inizia a scavare canali di irrigazione che permettono di sfruttare le acque fluviali che permettono l’irrigazione periodica e programmata dei campi.
Verso la fine del Neolitico viene inventato l’aratro, un robusto ramo indurito col fuoco e con due estremità appuntite di diversa lunghezza con cui dissodare e rovesciare il terreno; inizialmente viene trainato direttamente dall’Uomo, in seguito vengono utilizzati gli animali addomesticati.
La mietitura viene effettuata con falcetti costituiti da un manico di legno o di osso in cui sono fissate lame in selce con del mastice. I cereali vengono triturati e ridotti in farina con macine consistenti in pietre piatte o concave e macinelli anch’essi in pietra.
I cereali coltivati comprendono l’orzo, il farro, il piccolo farro, il frumento tenero e duro, alcuni legumi come la lenticchia, il pisello, la veccia, e poche altre piante come il lino e il papavero da oppio.
La produzione fittile costituisce la prima esperienza di trasformazione della materia prima in un prodotto idoneo a realizzare vari tipi di recipienti usati per la cottura, la conservazione e il consumo di alimenti, che presuppone la conoscenza della possibile modellazione a freddo dell’argilla prima e del suo consolidamento se sottoposta all’azione del fuoco.
Nelle varie fasi della Preistoria la ceramica viene prodotta manualmente, senza l’uso del tornio, che compare nella tarda Protostoria. La materia prima è l’argilla, una roccia sedimentaria incoerente, malleabile se bagnata, costituita da minutissimi granuli, che si può trovare in accumuli superficiali e in depositi fluviali o lacustri; contiene frammenti di roccia, di minerali di sostanze organiche, ma se troppo compatta si frantuma durante la cottura a causa della reazione di restringimento causata dalla perdita di umidità.
Per renderla più elastica vengono aggiunti altri minerali o sostanze organiche triturate (inclusi), ottenendo così l’impasto. Si passa quindi alla modellazione del vaso che può essere realizzata in vari modi:
- con la manipolazione diretta scavando il blocco d’impasto con le mani o un oggetto,
- tecnica a stampo, stendendolo intorno a un supporto come l’interno di un cesto,
- tecnica a bandelle, riducendolo a strisce che vengono unite tra loro.
Il vaso può essere rifinito con vari trattamenti:
- la lisciatura, consistente in uno sfregamento della superficie per eliminare le irregolarità e
- la lucidatura, ottenuta sfregando uno strumento piatto di legno, osso o pietra.
Spesso i vasi vengono decorati utilizzando varie tecniche:
- plastica, aggiungendo sulle pareti cordoni, bugnette ecc.;
- impressa, premendo sulla superficie ancora morbida le dita, le unghie, il bordo di una conchiglia o strumenti di vario tipo;
- incisa, facendo scorrere uno strumento appuntito;
- excisa, asportando piccole porzioni d’impasto;
- a graffito, realizzata come quella incisa ma dopo la cottura;
- dipinta, con sostanze coloranti naturali, ocra, cinabro, carbone, mescolate a grassi vegetali o animali.
La cottura è la fase operativa finale; si ritiene che le più antiche tecniche di cottura consistano nel diretto contatto con il fuoco dei vasi accumulati, insieme al combustibile, sulla superficie del terreno o in fosse.
La maggiore sedentarietà provocata dal nuovo tipo di economia comporta la costruzione di villaggi costituiti da capanne con mattoni di argilla o con travature e graticciati intonacati, provviste di focolari, pozzetti e altre strutture al loro interno…