Preistoria in Maremma

LA FREQUENTAZIONE IN MAREMMA NELL’ETA’ PREISTORICA

Le più antiche testimonianze di presenza umana in Maremma risalgono a circa mezzo milione di anni fa e si situano nel periodo definito convenzionalmente Paleolitico Inferiore. Dei più antichi abitatori della zona mancano resti fossili, mentre sono stati trovati utensili, rappresentati da industrie litiche su schegge lavorate grossolanamente e su ciottoli semplicemente spaccati.

Circa 90.000 anni fa ebbe inizio il grande freddo dell’ultima glaciazione, detta di Würm. A questo momento si fa corrispondere l’inizio del Paleolitico Medio. La maggioranza dei resti mediopaleolitici sono riferibili alla cultura Musteriana (dal nome del giacimento francese di Le Moustier), caratterizzata da un’industria litica su schegge trasformate in strumenti mediante ritocchi. In Maremma rinvenimenti musteriani sono stati effettuati in molte località.

Con il Paleolitico Superiore, a partire da 35.000 anni fa circa, compare l’ Homo Sapiens , cioè la specie umana a cui tutti apparteniamo. L’industria litica vede l’affermarsi di tecniche più raffinate che consentono ad esempio la produzione di lame sottilissime. Aumentano anche gli oggetti d’osso, corno e avorio. In Maremma i rinvenimenti di questo periodo sono numerosi e diffusi un po’ dovunque.

Circa 7.000 anni fa si assiste ad un cambiamento radicale dell’economia produttiva. Legato a questa mutazione è l’inizio del Neolitico: in questo periodo si passa da un’appropriazione, anche molto specializzata, delle risorse spontanee (caccia, pesca, raccolta), alla produzione attraverso l’allevamento e l’agricoltura.

Questo grande rivolgimento è accompagnato da profondi mutamenti sociali e culturali, fra i quali il più evidente – nell’ottica della documentazione archeologica – è l’abbandono graduale del nomadismo a favore di scelte insediative sempre più sedentarie.

Nascono i primi villaggi stabili, aumenta la popolazione, ha inizio la produzione della ceramica e dei tessuti e l’utilizzo dell’ossidiana (una pietra vetrosa e nera di origine vulcanica) nell’industria litica
La “rivoluzione neolitica” ha lasciato vaste tracce in Maremma: le indagini archeologiche continuano a scoprire sempre nuovi giacimenti.

Nel III millennio a.C. compaiono i metalli lavorati. La metallurgia e le innovazioni tecnologiche ad essa legate non ebbero un impatto limitato alla sola cultura materiale ma influirono in modo profondo sull’economia, sulla società e sulla cultura del periodo. La prima fase dell’età dei metalli è l’Età del Rame. La metallurgia più antica, pur essendo limitata al solo minerale cuprifero, denuncia fin dai primi manufatti una notevole specializzazione.

Dallo studio delle necropoli dove si addensano i ritrovamenti metallici più antichi, emergono mutamenti sostanziali rispetto al periodo precedente.

La prevalenza del seppellimento collettivo in strutture appositamente costruite (le cosiddette tombe a forno) e raggruppate a formare necropoli anche se composte da poche unità, suggeriscono l’esistenza, all’interno della comunità, di linee di discendenza riconosciute.

In Maremma si sviluppa una delle varianti culturali (facies) più interessanti di questo periodo: la facies di Rinaldone, dal nome della necropoli scavata nelle vicinanze di Viterbo dove per la prima volta è stato riconosciuto questo aspetto dell’ Età del Rame.

Dal punto di vista della produzione materiale la cultura di Rinaldone è caratterizzata da un tipo di vaso definito a fiasco e da abbondanti cuspidi di freccia litiche.

Con il II millennio a.C. ha inizio l’Età del Bronzo, legata ad una ulteriore innovazione tecnologica: in questo periodo la metallurgia si specializza nella lavorazione del rame in lega con lo stagno dando luogo ad una produzione di utensili, armi e ornamenti sempre più diversificata e abbondante.

Si tende inoltre a far coincidere con questo periodo l’inizio della protostoria, intesa come fase di passaggio fra le comunità
primitive (preistoria) e le civiltà urbane (storia).
In Etruria l’affermarsi delle città, circa un millennio dopo, corrisponderà alla definizione degli Etruschi come popolo culturalmente e territorialmente riconoscibile.

In Maremma l’inizio dell’Età del Bronzo (Bronzo Antico I) è ancora caratterizzato da culture di tradizione eneolitica, in particolare da Rinaldone. Ben diverso appare il periodo successivo (convenzionalmente definito Bronzo Antico II: XVIII – XVI secolo a.C.).

L’incremento demografico è evidente, testimoniato dal sorgere di numerosi insediamenti, anche palafitticoli in prossimità dei laghi (lago di Mezzano nei pressi di Valentano, lago di Bolsena), distribuiti abbastanza uniformemente su tutta l’area, e che da questo momento in poi si stabilizzano definitivamente.

Nell’agricoltura l’uso dell’aratro (risalente in Italia almeno all’ Eneolitico) si generalizza, l’attività metallurgica si perfeziona e compaiono le prime forme di tesaurizzazione legate al metallo, i cosiddetti ripostigli composti soprattutto da asce e pani o lingotti. I morti in questo periodo vengono seppelliti entro spaccature della roccia insieme a offerte.

Si pensa che questo rituale sia indizio della possibile esistenza di miti del sottosuolo legati a divinità agrarie: con il getto di offerte dall’alto vengono restituiti simbolicamente alla terra, insieme alle spoglie degli uomini che hanno portato a termine il loro ciclo terreno, quei prodotti che la terra stessa ha permesso di ottenere.

Nel Bronzo Medio (XVI – XII secolo a.C.) si sviluppa la pastorizia (soprattutto capre e pecore) mentre si diffonde il cavallo, estintosi alla fine del Paleolitico e ora reintrodotto dall’Asia.

L’agricoltura si arricchisce della coltivazione dell’olivo, della vite, del fico e del noce. Vengono incrementati gli scambi soprattutto con l’area egea. Risalgono a questo periodo infatti i primi ritrovamenti di ceramica micenea.
Le manifestazioni religiose sembrano collegate ancora a culti agrari, ma adesso a fare da tramite tra uomo e divinità è l’acqua. Tipici di questo periodo sono luoghi sacri ipogei in ambienti umidi come grotte con fiumi o laghi sotterranei.

Nel Bronzo Recente (XIII – XII secolo a.C.) l’economia assume dei caratteri sempre più specializzati soprattutto nell’agricoltura e nella lavorazione metallurgica. Va notato invece un cambiamento di gusto nella produzione ceramica: compaiono anse sopraelevate sull’orlo del vaso, di forme fantasiose spesso di ispirazione zoomorfa.

Nel Bronzo Finale (XII – X secolo a.C.) la cultura materiale assume una varietà di forme e di manifestazioni molto più complessa che in precedenza. Riappaiono i ripostigli che non rappresentano più solamente una forma di tesaurizzazione (come nel Bronzo Antico II), ma svolgono anche la funzione di veri e propri “serbatoi” di materia prima, composti spesso da pezzi di metallo pronti per una nuova fusione. Gli insediamenti si collocano con regolarità su aree naturalmente fortificate.

Questo si riscontra soprattutto nel caso dei centri maggiori, parte dei quali sarà poi oggetto di quel fenomeno detto protourbanizzazione che costituisce la più lontana origine delle città etrusche. Il rito funerario passa dall’inumazione all’incinerazione e le sepolture avvengono entro pozzetti verticali nei quali viene calata l’urna cineraria spesso protetta da un “guscio” di tufo.

Fra gli abitati si ricordano: Sorgenti della Nova, Le Sparne di Poggio Buco (Pitigliano), Scarceta, Sovana, Saturnia, Pitigliano, Farnese, Vulci.

Il periodo successivo, definito Villanoviano, deve il nome alla località di Villanova in provincia di Bologna nella quale fu scoperta una necropoli di tombe ad incinerazione. Generalmente si intende per Villanoviano l’insieme delle manifestazioni, comprese tra IX e VIII secolo a.C., nelle quali si riconosce la fase iniziale della cultura etrusca.
E’ in questo momento che si formano i presupposti per la nascita delle città a seguito di una riorganizzazione territoriale che vede la concentrazione della popolazione in estese aree naturalmente fortificate.

La struttura dei centri abitati, pur mutando le dimensioni, è ancora quella tipica del villaggio, e che il processo formativo che porterà a impianti regolari di costruzioni in muratura non si è ancora concluso.

Cronologicamente il Villanoviano si suddivide in tre periodi:
un periodo iniziale (900-820 a.C.), caratterizzato da un’economia basata su un intensivo sfruttamento agricolo e dall’uso esclusivo dell’incinerazione nella pratica funeraria; un periodo intermedio (820-770 a.C.), definito dallo sviluppo delle attività marinare e dall’apparire dell’uso dell’inumazione nel rituale funerario; n periodo finale (770-720 a.C.) segnato dall’impatto con il mondo greco, soprattutto a seguito della fondazione delle colonie della Magna Grecia (la prima colonia, Pithecussai nell’isola d’Ischia, fu fondata nel 770 a.C.) e dalla prevalenza dell’ uso dell’ inumazione nel seppellimento dei morti.