La nostra storia

Vola solo chi osa farlo
(Luis Sepulveda)
Riccardo Chessa
Archeologo sperimentalista, Direttore scientifico del Parco Archeologico Gli Albori

Dall’Agriturismo S. Caterina al Laboratorio di Archeologia sperimentale al Parco Archeologico…

Il Casale di Santa Caterina si trova presso il Comune di Campagnatico, in località Granaione (84m s.l.m.) nella bassa Valle del fiume Ombrone, dove le colline digradano dolcemente verso la Maremma grossetana. Questi luoghi, citati anche da Dante Alighieri insieme a Omberto Aldobrandeschi nel canto XI del Purgatorio, sono abitati da almeno duemila anni, come testimoniano i resti di epoca romana della Pieve Vecchia a poche centinaia di metri dal borgo medioevale.

La fondazione del Casale

Il Casale venne commissionato e costruito nel 1840 dalla nobile famiglia senese dei Piccolomini, la stessa che, grazie all’affermazione nel commercio, nelle armi, nella cultura e nelle scienze, aveva acquisito una notevole visibilità in Italia e in tutt’Europa almeno dall’XI secolo: furono Grandi di Spagna, Principi del Sacro Romano Impero, diedero alla Chiesa numerosi alti prelati e due Pontefici: Pio II (Enea Silvio Piccolomini, 1458-1464) e Pio III (Francesco Nanni Todeschini-Piccolomini, 1503).

In principio fu l’accoglienza con l’Agriturismo…

Con la Riforma Fondiaria promossa dall’Ente per la colonizzazione della Maremma tosco-laziale e del territorio del Fucino il Casale e i terreni annessi furono espropriati al latifondista Luigi Rossi e assegnati a una famiglia contadina (D.P.R. 4 novembre 1951, n. 1227) dalla quale mio padre Pietro Chessa nel 1984 rilevò l’intera azienda agricola, provvedendo al restauro del Casale e aprendo uno dei primi Agriturismi della Provincia di Grosseto.

Per una quindicina d’anni l’Agriturismo S. Caterina offrì unicamente i servizi di pernottamento e ristorazione, ma intorno al 2000 qualcosa iniziò a cambiare: i miei studi presso l’Università di Ferrara per laurearmi in Scienze e tecnologie per i Beni Culturali e la mia passione per la didattica mi permisero di apportare nuove energie e una diversa prospettiva culturale su modello del grande Museo all’aperto Skansen di Stoccolma, che era stato il primo a presentare questa nuova concezione museografica, presto estesa anche al campo archeologico con la ricostruzione sperimentale di villaggi preistorici in varie località europee.

Capimmo da subito che questa sarebbe stata la vera strada da percorrere: didattica, cultura, cucina tipica e accoglienza, insieme alla struttura già esistente, avrebbero potuto accogliere scolaresche di ogni ordine e grado, gruppi e famiglie interessati a conoscere il nostro territorio e soprattutto a sperimentare quello che doveva essere stato il modo di vivere e di costruire di culture appartenute al nostro passato preistorico ormai scomparso. Tutto questo, insieme all’azienda agricola biologica e all’ambiente incontaminato, rappresentano gli ingredienti unici per dare vita al progetto de Gli Albori.

Il Museo Archeologico all’aperto e il Laboratorio di Archeologia sperimentale

Basandomi sui numerosi ritrovamenti archeologici in Maremma e dopo aver individuato come riferimento scientifico un’area perfettamente identica nell’esposizione in quella delle Sorgenti della Nova, un sito preistorico e protostorico situato nel comune di Pitigliano, decisi di ricostruire un abitato dell’Età del Bronzo, edificando un Archedromo all’interno di un vero e proprio Museo Archeologico all’aperto (Archaeological Open Air Museum) il primo e unico in Italia realizzato in Agriturismo, che completai con l’esposizione delle Collezioni e le attività del Laboratorio di Archeologia sperimentale. Contemporaneamente, realizzammo un’Area di scavo archeologico stratigrafico simulato, un’Area di tiro con l’arco e, nei locali dove un tempo sorgevano le stalle per gli animali, dopo un attento restauro sistemammo la Sala didattica dove i visitatori possono svolgere tutte le attività di archeologia-sperimentale e imitativa relative al periodo preistorico ricostruito, e non solo…

La fortunata conoscenza con la Prof.ssa Nuccia Negroni Catacchio agevolò di molto la ricostruzione grazie al continuo scambio di informazioni e di dati emersi dalle campagne di scavo che avevano visto come protagonista l’Università degli Studi di Milano; la prima capanna fu allestita con copie di oggetti e suppellettili che potemmo studiare e osservare direttamente al Museo di Preistoria e Protostoria della Valle del fiume Fiora di Manciano.

La foggiatura di un vaso d’argilla, la scheggiatura della pietra, l’accensione del fuoco con tecniche antichissime, la pittura con ocra e colori naturali: furono queste le prime attività che, insieme al tiro con l’arco e con il propulsore, innescarono un interesse sempre crescente da parte degli insegnanti e di tutti gli alunni che partecipavano alle nostre attività didattiche.

In vent’anni di attività il Laboratorio non si è mai fermato nel cercare di migliorare la propria offerta didattica, incrementando le attività esperienziali e costruendo altre tipologie abitative fino ad arrivare a un totale di quattro capanne preistoriche e una casa etrusca del VII sec a.C.

Nel 2018 la capacità ricettiva de Gli Albori è stata incrementata con una nuova costruzione, per cui attualmente disponiamo di 50 posti-letto; i porticati protetti con vetrate, le aree coperte esterne e gli ambienti organizzati nella struttura dell’Agriturismo, insieme all’area di scavo coperta di 250 mq, garantiscono un soggiorno confortevole e lo svolgimento di tutti i percorsi didattici in ogni periodo dell’anno.

Il Parco Archeologico de Gli Albori: un sogno che si avvera!

Sul Poggio Rotigli nel 1958, in occasione di alcuni scassi agricoli per il dissodamento meccanizzato dei campi, in quella che un tempo era la campagna della florida città etrusco-romana di Roselle, emersero dal terreno numerosissimi reperti di età romana collegati probabilmente a una villa rustica sepolta (murature, frammenti di marmo pregiato, monete, vetri, oggetti in bronzo e diverse ossa umane, riferibili a sepolture distrutte durante i lavori). Tra questi oggetti si rinvennero due tavolette di bronzo di un diploma militare romano datato 306 d.C. e riferibile al congedo dal servizio militare di Valerio Clemente, veterano della IX Coorte Pretoria (la guardia personale dell’Imperatore), un ritrovamento eccezionale che permette di ritenerlo forse il proprietario stesso della villa.

Nel gennaio 2022 la Soprintendenza per Archeologia Belle Arti e Paesaggio ha avviato le indagini in previsione del futuro scavo del sito archeologico di Poggio Rotigli.