Caratteristiche e funzioni
La palafitta è una tipologia di abitazione ancora in uso il cui sistema costruttivo è costituito da:
- la palificata o palificazione, una fondazione su pali di legno infissi verticalmente nel terreno, asciutto o invaso dall’acqua (es. nel fondo o sulla riva di un lago, una palude, una laguna o un fiume)
- la piattaforma orizzontale formata da un tavolato di legno
- che sostiene una o più strutture in elevazione: capanne di paglia, legno, canne, bambù o altro materiale.
Le palafitte si sono diversificate in base al posizionamento delle strutture, alle tecniche costruttive e al clima principalmente in:
- Palafitta su bonifica, costruita in sponda allo specchio o corso d’acqua su un impalcato appoggiato al terreno con tronchi infissi nel limo per consolidarlo
- Palafitta aerea, eretta su impalcature sopra il pelo dell’acqua.
I materiali usati più comunemente per la costruzione di queste particolari abitazioni sono: il legno, la paglia, le canne, il bambù.
I pali verticali di sostegno sono tronchi d’albero, con forma tondeggiante e l’estremità inferiore tagliata a punta per poter essere infissa sul fondale o nel terreno. Spesso insorge poi l’esigenza di costipare ulteriormente il terreno o il fondale rinforzando i pali con cumuli di pietrame. È necessario un continuo ricambio dei pali di legno che sostengono le piattaforme quando questi affondano troppo e non reggono più il peso o vengono erosi dal movimento dell’acqua in superficie o marciscono.
Funzionali ai villaggi palafitticoli è stato il graduale progresso nella realizzazione di ponticelli di congiunzione alla terraferma, sostenuti da file di pali verticali conficcati nel fondale come frangi-onde.
Le palafitte sono il risultato dell’adattamento umano alla natura dei luoghi in cui vivevano e rispondono a precisi scopi funzionali, come:
- la difesa dall’umidità,
- la conservazione e la protezione delle provviste,
- l’approvvigionamento dell’acqua per la sopravvivenza umana,
- e per la produttività dei campi;
- la difesa dagli animali (nelle capanne costruite su pali molto alti)
- e la difesa dalle aggressioni umane, molto frequenti nelle culture primitive.

Gli insediamenti palafitticoli antichi
I principali motivi per cui il legno subfossile delle palificate preistoriche, i reperti organici e qualche volta le mummie si conservano per migliaia di anni sono le loro particolari condizioni ambientali:
- la mancanza di ossigeno dei fondali fangosi e delle torbiere, per cui è impossibile la vita per i microorganismi che decompositori,
- le basse temperature (per esempio in un ghiacciaio e in fondo ai laghi di alta montagna)
- il pH acido dei terreni torbosi, di grado pari a quello dell’aceto ricavato dalla frutta, sempre traccia della presenza di antiche paludi e fondali.
- In alcuni casi eccezionali, come a Nola (NA), il villaggio fu investito da un’alluvione: il fango, penetrato all’interno delle capanne, asciugandosi ha lasciato dei veri e propri calchi delle strutture in legno e paglia, per cui il loro ritrovamento ha permesso una ricostruzione precisa.
- A Palma Campania, invece, il villaggio fu sepolto da una coltre piroclastica (strato di clasti e granuli prodotti dalla frammentazione di rocce o di lava non consolidata durante l’attività esplosiva di un vulcano) provocata dall’eruzione del Vesuvio datata tra il 1880 e il 1680 a. C.
I rilievi archeologici hanno dimostrato come la tipologia di insediamento palafitticola fosse molto frequente nel periodo che va dal Neolitico all’Età del Bronzo, in particolare in Italia nella regione alpina, nell’alta e bassa Pianura Padana fino alle regioni centrali, e nell’Europa centrale. Alcuni resti, inoltre, sono stati trovati nella palude di Lubiana in Slovenia e presso i laghi Mondsee e Attersee in Alta Austria. Le palafitte erano comuni anche nelle isole Caroline e in Micronesia e sono ancora presenti in Oceania.
La necessità di costruzioni palafitticole, caratterizzate da un pavimento sopraelevato, era dovuta a fattori topografici, così come climatici: nel Neolitico si sperimentò un periodo climatico asciutto e relativamente torrido, raggiungendo il picco durante l’Età del bronzo: di conseguenza si ebbe un graduale e notevole abbassamento del livello dell’acqua che divenne sempre più scarsa. Da qui l’esigenza di costruire villaggi dove ne fosse facile l’approvvigionamento.
Per le fondazioni su palificate venivano utilizzati pali ricavati da tronchi e, col passar del tempo e grazie a nuove tecniche costruttive, si giunse all’utilizzo di pali e quindi di capanne di dimensioni maggiori.
In Italia il primo ritrovamento di una palafitta avvenne a Mercurago nel 1860 (NO); assieme ai resti della costruzione, tornò alla luce anche una piroga intagliata nel legno. A Castel Gandolfo, sulle rive del lago Albano, nei Castelli Romani un altro sito palafitticolo è stato rinvenuto nel 1984, il Villaggio delle Macine, considerato finora come il più grande d’Italia, è stato rinvenuto. Scoperto nella metà dell’800 in seguito a lavori di estrazione della torba, l’insediamento trentino di Fiavè-Carera ha riportato alla luce diversi tipologie di palafitte risalenti a un periodo compreso tra il 3800 a.C. e il 1300 a.C.; negli ultimi secoli del II millennio a.C. l’abitato si spostò sul vicino Dos Gustinaci, dove sono state rinvenute abitazioni con fondazioni in pietra.
Si trova in Germania il primo museo all’aperto che ripropone abitazioni-palafitte dal Neolitico all’Età del Bronzo, ricostruite fra il 1922 e il 1941 sulle rive del Lago di Costanza, nel comune di Uhldingen-Mühlhofen.

Gli insediamenti palafitticoli moderni
Le palafitte sono protagoniste dell’architettura rurale di molti Paesi europei, specialmente per la costruzione di fienili, magazzini o granai, tenuti distanti dal suolo quale sistema difensivo contro l’umidità e contro roditori. Inoltre, il loro uso è giustificato dalle inondazioni a cui sono soggetti i territori in cui si trovano. Nelle Alpi, edifici simili, conosciuti come raccard vengono utilizzati attualmente solo come semplici granai. In Inghilterra, i granai sono immessi su delle pietre chiamate staddle stones, esse sono molto simili a delle palafitte, e sono elevate rispetto al terreno per evitare che topi e ratti arrivino al grano. I granai sulle palafitte sono anche una caratteristica comune in Africa occidentale, ad esempio, nelle regioni di lingua Malinke del Mali e Guinea.
Attualmente, gli insediamenti palafitticoli si possono trovare in alcune parti della costa dei Mosquito nel nord-est del Nicaragua, nel nord del Brasile, a sud dell’Asia orientale, in Nuova Guinea e in Africa Occidentale.
I siti palafitticoli alpini nella World Heritage List dell'UNESCO
Esistono ben 111 autentici siti palafitticoli archeologici localizzati sulle Alpi europee; fanno parte del sito seriale e transnazionale denominato collettivamente: Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino e dal 2011 rientrano nella World Heritage List dell’UNESCO. Di questi, ben 19 appartengono all’Italia e sono dislocati tra Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige. I siti archeologici si rinvengono in prossimità di zone particolarmente umide, come i laghi, per esempio presso il Lago di Varese, così come Desenzano del Garda, Fiavè, Ledro, Peschiera del Garda, Piadena e Monzambano, ecc. Questi siti palafitticoli costituiscono autentiche fonti per lo studio delle prime società agrarie di questi luoghi, mostrando l’utilizzo delle risorse territoriali.