La civiltà etrusca
Gli Etruschi (in etrusco: 𐌓𐌀𐌔𐌍𐌀, Rasna o 𐌓𐌀𐌑𐌍𐌀, Raśna, noti anticamente anche come Tirreni) sono un popolo dell’Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in Etruria, una regione corrispondente all’attuale Toscana, Umbria occidentale, Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella pianura padana, (Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale), all’isola della Corsica e, a sud, in alcune aree della Campania.
La civiltà etrusca rappresenta la prima grande civiltà nata in Europa nel periodo tra la Preistoria e la Storia ed è particolarmente misteriosa poiché le loro testimonianze scritte sono scarse, la loro lingua è estinta e solo in parte compresa. La letteratura etrusca e la lingua etrusca sono, invece, andate perdute e diverse tradizioni etrusche sono assorbite da quella romana. Il dibattito sulle loro origini ha coinvolto storici illustri già dai tempi del greco Erodoto.

Essendo la lingua etrusca estinta e solo in parte interpretata, le informazioni sulla civiltà etrusca derivano dai commenti che scrittori greci e romani successivi. Erodoto ipotizza l’influenza di elementi culturali dell’antica Grecia per sostenere che gli Etruschi discendono da gruppi migratori anatolici o egei.
Secondo Dionigi di Alicarnasso, invece, gli Etruschi hanno origine e si sono sviluppati localmente dalla cultura villanoviana dell’Età del Bronzo e sono quindi una popolazione autoctona.
Uno studio del 2021 riportato su Science Advances e condotto da un gruppo di ricercatori italiani coordinato dalle Università di Firenze, Jena e Tubinga, a cui hanno partecipèato Università di Firenze, Università di Siena, Università di Ferrara, Museo della Civiltà di Roma) e stranieri (Università di Tubinga e di Jena in Germania, università danese, britannica e americana), fa luce sull’origine e sull’eredità degli Etruschi grazie all’analisi sul genoma di 82 individui che coprono dall’800 a.C. al 1000 d.C. e mette insieme informazioni genomiche in relazione a dodici siti archeologici dell’Italia centrale e meridionale, (The origin and legacy of the Etruscans through a 2000-year archeogenomic time transect – DOI: 10.1126/sciadv.abi7673). https://www.science.org/doi/10.1126/sciadv.abi7673
La ricerca dimostra che nonostante le espressioni culturali uniche degli Etruschi, evidenzia che non ci sono prove genetiche di un recente movimento di popolazioni dall’Anatolia: gli Etruschi condividono il profilo genetico dei Latini della vicina Roma e che gran parte del loro genoma derivi da antenati provenienti dalla steppa Eurasiatica durante l’Età del Bronzo.
Considerando che i gruppi legati alla steppa sono probabilmente responsabili della diffusione delle lingue indoeuropee, la persistenza di una lingua etrusca non indoeuropea in Etruria resta un fenomeno intrigante e ancora inspiegabile.
La fase più antica della civiltà etrusca è la Cultura Villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C., che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII – X secolo a.C.). Inizialmente si estende tra le terre comprese tra l’Arno e il Tevere contribuendo a dar vita a numerose città indipendenti e alla stessa civiltà romana. La civiltà etrusca ha una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ha inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C. e termina nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
Nel periodo compreso tra il VIII e il VI secolo a.C. gli Etruschi contendono il controllo delle rotte commerciali sul mar Tirreno e sul mar Adriatico sia ai Greci che ai Cartaginesi. La sconfitta nella battaglia di Cuma (474 a.C.) contro i greci di Siracusa, le continue pressioni dei Galli a nord, dei Sanniti a sud e dei Romani al centro. nel V-IV secolo a.C. Successivamente perdono le posizioni più settentrionali e meridionali a causa della pressione greca, per cui anche l’alleanza coi Cartaginesi non è sufficiente a frenarne il declino. decretano la decadenza degli Etruschi.
Nel 575 a.C. Roma è governata da un re etrusco e ancora oggi non è possibile confermare il leggendario riscatto latino-romano. Molto probabilmente Latini ed Etruschi trovano a Roma un tipico equilibrio di confine che, col passare delle generazioni, dà vita alla nuova civiltà romana. Il popolo dei Tirreni con i primi commerci verso la Magna Grecia e le colonie fenice per circa 700 anni chiama ‘Mare nostrum’ il Mediterraneo prima dei Romani.
La società etrusca inizialmente è governata da un re, successivamente il potere appartiene alla classe nobile e aristocratica che controlla numerosi dipendenti e schiavi; infatti, la maggior parte della popolazione è formata da contadini semiliberi o servi che non hanno pieni diritti politici. Ai servi è comunque consentito di elevarsi a uno status semi-libero e ottenere riconoscimenti economici e sociali. Gli etruschi fondano diverse città-stato, ognuno delle quali è governata da un re (lucumone) e da magistrati eletti dalla classe aristocratica. Le città-stato etrusche (lucumonie), a differenza delle colonie greche della Magna Grecia, mantengono un rapporto di collaborazione nonostante siano praticamente indipendenti le une dalle altre, dando vita nel 310-309 a.C. a una lega di dodici città (dodecapoli). Le principali città-stato etrusche della prima colonizzazione etrusca del VIII secolo a.C. sono le seguenti:
- Arezzo
- Cerveteri
- Chiusi
- Cortona
- Populonia
- Perugia
- Tarquinia
- Veio
- Vetulonia
- Volsinii
- Volterra
- Vulci
Altri importanti centri etruschi sono Fiesole e Todi. Orvieto. A queste si aggiungono le città conquistate o fondate, nel periodo compreso tra il VII e il VI secolo a.C., nella successiva fase di espansione degli etruschi verso sud (Roma, Campeva), verso ovest (Alaia in Corsica) e verso nord nella Pianura Padana (Bologna, Spina, Adria, Pesaro, Rimini, Ravenna, Piacenza e Mantova). La fondazione delle città etrusche e la successiva fase di espansione sulle coste tirreniche coincide con la colonizzazione greca dell’Italia meridionale.
Di loro si sa pochissimo, della loro religione, dei loro costumi e della loro storia; per due millenni le immense necropoli dell’Etruria vengono depredate e distrutte prima dai romani, poi dai barbari e per tutto il Medioevo. Degli etruschi si conosce soltanto l’alfabeto, simile a quello greco o alle rune celtiche, e brevi iscrizioni sepolcrali. Sicuramente il culto dei morti occupa un ruolo centrale nella società etrusca, lo testimonia la presenza di numerose necropoli etrusche situate tra l’alto Lazio e la Toscana e l’importanza dell’arte sepolcrale etrusca. Le tombe sono progettate come vere e proprie abitazioni sotterranee progettate perché il defunto possa continuare a vivere una quotidianità simile a quella terrena.
La decadenza degli Etruschi è causata da una serie di fattori, principalmente dall’autonomia di Roma, città ancora governata dagli stessi Etruschi nel VI secolo a.C., dalle sconfitte militari contro i Greci e dalle continue invasioni da nord delle popolazioni galliche e dei Sanniti da sud. Nella battaglia di Cuma (474 a.C.) i Greci di Siracusa sconfiggono gli Etruschi e conquistano il dominio e il controllo delle rotte tirreniche. La perdita delle rotte commerciale causa indirettamente anche un indebolimento economico dell’intera Etruria. Successivamente i Sanniti occupano la Campania e i Galli invadono la Pianura Padana. Nel 395 a.C. i Romani conquistano la città etrusca di Veio sul Tevere dando inizio all’espansione romana dell’Etruria che si conclude nel III secolo a.C. con la scomparsa della civiltà etrusca.