Età del Bronzo

L'età della metallurgia

L’età del Bronzo è un periodo di transizione in cui l’uomo impara realizzare utensili e armi utilizzando il bronzo, una lega di rame e di stagno. L’espressione viene introdotta nella letteratura paletnologica nel XIX sec., per indicare, nel quadro della storia dell’umanità, la fase intermedia tra l’Età della Pietra e quella del Ferro.
Nell’Età del Bronzo, con la scoperta della metallurgia, l’impiego di manufatti in pietra, ancora comune durante l’Eneolitico, diventa più raro, mentre si diffondono prima attrezzi e utensili in bronzo quindi in ferro, ascrivibili a categorie funzionali mai utilizzate in precedenza. Nell’ambito dell’Età del Bronzo si possono distinguere i periodi:

  • antico (2300-1600 a.C.),
  • medio (1600-1350 a.C.),
  • recente (1350-1200 a.C.),
  • finale (1200-700 a.C.).

Per la cronologia italiana l’Età del Bronzo cessa intorno al 1000 a.C., per quella egea (estesa da non pochi studiosi a molte regioni dell’area balcanico-danubiana) intorno al 1100 a.C. Le fasi più antiche, tra la fine del III e la prima metà del II millennio a.C., sono caratterizzate dalla diversificazione di funzioni, forme di lavorazione e aree di scambio dei vari tipi delle classi materiali; la ceramica e il metallo in particolare sono le categorie di reperti più ampiamente documentate. Il significato assunto dal metallo per il suo valore economico rappresenta un fattore unificante.

Nell’Età del Bronzo, con la diffusione della metallurgia, vengono realizzate armi, attrezzi e utensili in bronzo con cui diventa possibile realizzare lame, ornamenti, monili, stoviglie e oggetti prima impensabili; il bronzo, costituito da una lega di rame e stagno, è molto più resistente del rame puro: questa caratteristica conferisce un grande vantaggio alle popolazioni che utilizzano armi fabbricate in bronzo. L’impiego di manufatti in pietra viene così progressivamente abbandonato. Le fasi più antiche, tra la fine del III e la I metà del II millennio a.C., sono caratterizzate dalla diversificazione di funzioni, forme di lavorazione e aree di scambio dei vari tipi delle classi materiali; le categorie di reperti più ampiamente documentate sono costituite da oggetti fittili e di metallo. Tra le diverse civiltà il metallo assume significato per il suo valore economico e quindi di scambio.

La stratificazione sociale comincia ad assumere un ruolo importante; questa informazione si ricava da alcuni contesti funerari: in alcuni casi (tombe a tumulo del Wessex nel sud della Gran Bretagna, tombe in abitato della cultura di El Argar in Spagna sud-orientale, alcune deposizioni con camera in legno sotto tumulo in Germania) si hanno chiari indizi di differenze sia nel corredo che nella struttura e nella disposizione delle sepolture (verosimilmente riferibili all’esistenza di élite.
Le strutture tombali hanno carattere monumentale, si afferma la composizione del corredo funebre secondo regole fisse, con una panoplia di armi e oggetti di ornamento spesso in oro o altri metalli pregiati.
Tra le possibili cause che favoriscono la crescita del potere economico di aristocrazie locali è il controllo di alcune materie prime (per El Argar si può pensare alla disponibilità di minerali metallici del territorio) e delle principali vie di traffico commerciale. L’organizzazione di una rete di scambi incentrata sul mondo miceneo già prima della metà del II millennio a.C. potenzia alcuni fenomeni già in atto nelle aree meridionali più a contatto con l’Egeo (in particolare alcune zone dell’Italia meridionale e della Sicilia), quali l’estrazione della porpora alcuni molluschi marini del genere murex e la produzione di olio di oliva. In Italia meridionale non sembra comunque riscontrabile la presenza di élites in grado di esercitare un controllo all’interno della propria comunità, mentre l’aumento della bellicosità è testimoniato dall’erezione di mura difensive.
In Europa, un altro elemento tipico dell’Età del Bronzo è il fenomeno dei ripostigli: sono depositi di oggetti interi o frammentari in bronzo, probabilmente una forma di accantonamento di surplus come modalità di tesaurizzazione di carattere premonetale e come manifestazione di tipo cultuale.

Il modello dell’insediamento permanente su altura fortificata, dove spesso trovano luogo anche stabili officine metallurgiche, risulta il più diffuso. Durante le età del Bronzo e della successiva Età del Ferro l’Europa, a differenza delle civiltà orientali, sviluppa una tendenza di progressiva sedentarizzazione caratterizzata da cicli regionali di costruzione di insediamenti stabili. Verso la fine del Bronzo Antico, soprattutto in un’area circoscritta della regione danubiano-balcanica (per esempio a Barca, in Slovacchia e a Feudvar, in Serbia), fa la sua comparsa un tipo particolare di modello insediativo, caratterizzato dalla presenza di uno spazio cinto da fortificazioni con abitazioni disposte all’interno secondo linee ortogonali. Sono stati individuati grandi sepolcreti a incinerazione, anch’essi contraddistinti da apparente uniformità del rito e dei corredi. Nell’Europa centrale, durante il Bronzo Medio, tali caratteristiche sembrano lasciare il posto, nei sepolcreti sotto tumulo, a segni evidenti di differenziazione sociale (monumentalità degli impianti, ricchezza dei corredi funebri); allo stesso tempo, gli insediamenti di altura fortificati e permanenti sembrano lasciare il posto a forme di abitato temporanee più sparse. Un’eccezione è costituita dalle palafitte e dalle terramare della Valle Padana, con abitati fortificati ordinati in una planimetria ortogonale.

Le fasi più mature dell’Età del Bronzo sono caratterizzate, sul piano funerario, da forme di ostentazione meno accentuate rispetto al passato; nello stesso tempo ha però inizio, anche se con modalità variabili a seconda delle aree, un processo di consolidamento delle diversificazioni sociali interne.
Fenomeno connesso è lo sviluppo delle produzioni di élite (armi difensive e recipienti di bronzo laminato in Veneto e in diverse parti d’Europa, manifattura di vasellame tornito nel Mediterraneo centrale), spesso ispirate, o direttamente importate, dal mondo miceneo. Tra i diversi gruppi regionali dell’aristocrazia guerriera europea si riscontrano affinità anche strette, testimoniate soprattutto dalla produzione metallurgica che diventa indice di una vastissima circolazione di manufatti, modelli e probabilmente anche di maestranze; il culmine di questo processo si raggiunge con la cosiddetta koiné metallurgica del Bronzo recente (1350-1200 a.C.), estesa dall’Atlantico al Mar Nero, dalla Scandinavia fino a Creta e a Cipro.
In gran parte d’Europa, durante il Bronzo recente e finale (ma in Italia già con il Bronzo Medio), ha luogo la cosiddetta Età dei Campi d’Urne, fenomeno talmente esteso da avere indotto a parlare in proposito di un’‘età delle migrazioni’. Si afferma allora una grande stabilità di insediamento, con abitati a scacchiera e presenza sempre più consistente dei ripostigli di bronzo, manifestazione del grande sviluppo della metallurgia in atto in Europa; il rito funebre prevede la cremazione e la deposizione in sepolcreti molto estesi, caratterizzati generalmente da grande uniformità.

Museo Archeologico di Verona: vaso a bocche multiple recuperato durante lo scavo archeologico della Palafitta del Laghetto del Frassino
presso Peschiera del Garda (Età del Bronzo Antico)

Età del Bronzo Antico

Periodo: da 2300 a.C. – a 2000 a.C.

Nei territori del Vicino Oriente, l’evoluzione della metallurgia porta alla scoperta del bronzo, mentre, nel continente europeo, la lavorazione di questo metallo a partire dalla fine del XIII millennio a.C. dà avvio a una nuova epoca: l’Età del Bronzo Antico è a sua volta suddivisa in due sottoperiodi:

  • I (2300-2000 a C.)
  • II (2000-1600 a.C.)

Entrambi sono interessati dalla cosiddetta Cultura di Polada, la più importante dell’Italia settentrionale, insediatasi nell’area compresa tra l’Alto Adige, la Lombardia e il Veneto, le cui popolazioni sono dedite all’agricoltura, all’allevamento, alla lavorazione del corno e dell’osso e alla tessitura, continuando comunque a cacciare, a pescare e a raccogliere frutti selvatici.

All’attività metallurgica si affianca ancora l’industria litica (punte di frecce, elementi di falcetto, grattatoi, asce levigate) e anche la produzione della ceramica continua ad avere importanza. Le ceramiche poladiane, piuttosto grezze e lavorate a mano, permettono di individuare un’evoluzione tipologica. Alla fase più antica appartengono le tazze e i boccali globosi e troncoconici, le anfore a corpo biconico-globoso, i grandi recipienti troncoconici con cordonature orizzontali. Sono invece più recenti le tazze e i boccali a profilo concavo-convesso, le scodelle e gli scodelloni con corpo a calotta e ansa a gomito. Le decorazioni sono costituite da file di punti e incisioni, a volte riempite con pasta bianca.  Tra gli altri manufatti si segnalano le fusaiole fittili, utilizzate per la tessitura, e le ‘tavolette enigmatiche’, elementi ceramici o in pietra recanti una serie di motivi impressi disposti su file parallele la cui funzione rimane incerta (oggetti magici o di culto, mezzi di comunicazione, sigilli per marcare merci, stampi ecc.). I reperti lignei (palette, falcetti, recipienti ecc.) utilizzano vari tipi di essenze, mentre dell’aratro di Lavagnone, in legno di rovere, si conserva anche metà del giogo.

Durante l’età del Bronzo i villaggi (normalmente occupati da poche centinaia di persone) sono spesso costruiti sulle sponde di paludi, lanche fluviali, laghi, nei pressi dei quali si coltivano frumento, orzo, lino, sfruttando la fertilità del terreno e la presenza di limo carbonioso, più facile da lavorare. In genere, l’impianto dei villaggi è di tipo palafitticolo, le capanne, cioè, si dispongono su una piattaforma di legno sopraelevata rispetto al limite massimo di piena delle acque su una serie di pali verticali. Nel sito palafitticolo di Fiavè (Trentino), scavato tra la fine degli anni Venti e gli anni Sessanta, i pali scendono per 4-5 metri nel fondo del lago; la parte rimanente, elevandosi per altri 4-5 metri, va a sostenere l’impalcato aereo, realizzato con tavole accostate, sul quale s’impostano le abitazioni e i focolari, questi ultimi isolati dal legno per mezzo di un impasto di argilla e ghiaia. I primi villaggi palafitticoli della cultura di Polada sono stati localizzati sulle rive del Garda e dei piccoli bacini a esso prospicienti; appartengono invece a una sua fase più recente gli insediamenti rinvenuti nell’area compresa tra le colline moreniche e il Po.

In questo periodo, i manufatti in bronzo, e in particolare spade, lance, pugnali, asce, ecc. sono gli status symbol di una società che si sta strutturando gerarchicamente. Le asce, utilizzate anche come strumenti da lavoro, hanno margini rialzati e profili che si modificano nel corso del tempo (si giunge a esemplari con andamento decisamente concavo e taglio molto espanso). Modifiche sostanziali sono ravvisabili pure nella realizzazione dei pugnali, con manico in materiale organico i più antichi, con manico fuso i più recenti.
Diverse asce di bronzo sono state rinvenute (singolarmente o in ripostigli) nei territori della cultura di Polada. Oltre a esse, il costume delle popolazioni gravitanti in quest’area comprende: pugnali in bronzo; ferma-trecce in filo d’oro; pettorali realizzati con conchiglie, perle d’osso e ambra, canini, saltaleoni (fili di metallo avvolti a spirale) pendagli di vario tipo, compresi quelli a doppia spirale; bracciali in rame e collari in bronzo a capi aperti; lamine bronzee a forma di mezzaluna; fibule (spilloni in bronzo e in osso, utilizzati per fermare le vesti); fibbie di cintura in osso. Dall’area bresciano provengono diversi vaghi di faience (perle di silice ricoperte da una superficie vetrosa).

Le ricche sepolture con armi dell’Italia centrale indicano l’esistenza di un’élite guerriera, la quale manifesta le proprie prerogative di rango anche attraverso sacrifici umani (a Ponte San Pietro una giovane donna accompagna le spoglie di una sepoltura maschile dotata di pugnaletto, ascia, martello-ascia, oggetti in ceramica e corno).
Le poche sepolture trovate nell’area della cultura di Polada, tutte a inumazione, spesso si localizzano in ripari rocciosi; sono note anche strutture funerarie a tumulo, presenti anche in altre aree italiane. Nella necropoli di Sorbara-Asola cinque delle diciannove sepolture del Bronzo Antico qui rinvenute contengono corredi costituiti da spilloni in bronzo e osso, collane formate da vaghi in osso, conchiglie, saltaleoni in bronzo o rame, ecc. Gli inumati si dispongono rannicchiati sia sul fianco destro che sul sinistro, ma sempre col volto rivolto ad Occidente (nella necropoli austriaca di Gemeinlebarn succede esattamente al contrario). In Trentino, dove i bambini talvolta vengono sepolti in grandi vasi, i corredi funerari sono formati da pettorali e ceramiche. A Romagnano (NO), è stato rinvenuto un corpo privato del cranio.

Età del Bronzo Medio

Periodo: dal 1.600 a.C. al 1.350 a.C.

Il Bronzo Medio si articola nei sottoperiodi:

  • BM I
  • BM II e nelle fasi A e B, relative solo al secondo (BM II A, BM II B)

Durante il Bronzo Medio si registrano alcune innovazioni nel campo della lavorazione dell’osso e del bronzo, compaiono le prime paste vitree, materiali vitrei dalla superficie opaca, intorno alla metà del II millennio va inoltre sviluppandosi un commercio ‘internazionale’ che mette in contatto i territori dell’Europa centrale con le civiltà del Mediterraneo orientale (minoica e micenea). In ambito padano, la colonizzazione di vaste aree a sud del Po (Emilia) e l’impianto di abitati di notevoli dimensioni, soprattutto documentati tra la seconda parte del Bronzo medio e l’inizio del Bronzo Recente, sono sintomi di un incremento demografico destinato a rinnovarsi solamente in età romana. Sempre nell’Italia settentrionale è testimoniata la massiccia presenza del cavallo, utilizzato come animale da traino. Raffigurazioni di carri a due ruote con o senza cavalli, datate alla piena Età del Bronzo, sono attestate in Val Camonica, mentre alcune ruote in legno e teste di spillone in bronzo e corno esemplate su modelli di ruote raggiate provengono da diversi siti padani.

Nel Bronzo Medio con il corno e l’osso si realizzano zappette, punteruoli, montanti per morsi di cavallo, pettini decorati. Del tutto innovativa è l’introduzione del falcetto in bronzo, che tende a sostituire quello realizzato in selce e rasoi, rinvenuti anche in ricche sepolture di guerrieri. Per quanto riguarda i materiali fittili, nell’Italia settentrionale il BM I è caratterizzata dalla presenza di scodelle carenate con ansa a tunnel, tazzine carenate e del tipo Isolone, piatti con breve parete svasata e motivo cruciforme all’interno, attingitoi a corpo carenato con anse ad ascia, a T, a corna tronche. Questo ultimo modello ben presto sostituisce gli altri due tipi nel BM II A e nel successivo BM II B viene frequentemente sostituito con quello a espansioni laterali. Contemporaneamente compaiono le prime anse falcate e a espansioni verticali e gli scodelloni con ansa impostata sulla carena.
I siti del Bronzo Medio del Bresciano restituiscono fuseruole, pesi da telaio, vasi troncoconici con o senza prese laterali, vasi biconici, microvasetti, piatti, coperchi, scodelle, scodelloni, tazze (del tipo Isolone e carenate con anse a nastro, ad ascia, canalicolate, a cappio sopraelevato, cornute ecc). La decorazione delle pareti è costituita da bozze mammelliformi, cordonature, coppelle, solcature a fasci disposti a cerchio, a croce, a festone; sugli orli incisioni parallele o ditate.

Nell’Italia settentrionale molti degli abitati del Bronzo Antico continuano a essere occupati nella prima metà del Bronzo Medio, come i siti palafitticoli del Garda, ma, a partire dal BM II, il territorio delle colline moreniche registra un abbandono delle aree depresse in favore di zone più rilevate; in pianura, invece, si assiste alla scomparsa di molti piccoli villaggi e alla fondazione di abitati con una popolazione più numerosa.
A Fiavè, nel XIV secolo a.C. alle palafitte (abitate fin dal Bronzo Antico), viene preferito un abitato impostato in parte sulla terraferma e in parte in acqua (Fiavè 6). I pali di fondazione vengono disposti un reticolo regolare disposto sia verticalmente che orizzontalmente; quindi, anche nell’alzato viene mantenuta la stessa regolarità d’impianto. A partire dalla piena Età del Bronzo Medio, nella pianura padano-veneta sorge un sistema di abitazioni costruite su palafitte regolarmente allineate: le terramare; insieme ai castellieri, posti solitamente su alture naturali o su dossi lungo i corsi d’acqua, rappresentano i primi esempi di insediamenti fortificati. Le terramare vengono protette con un argine di terra e un fossato; i castellieri, oltre ad aver difese simile a quelle delle terramare, utilizzano cinte realizzate con pietre disposte a secco.
Secondo alcuni studiosi, sono di pertinenza degli abitati del Bronzo Medio le fattorie sparse, i pascoli, le coltivazioni, una sorgente e probabilmente una zona a bosco.

Tipica del costume femminile del Bronzo Medio è la coppia di spilloni, anche di grandi dimensioni, utilizzata per fissare le vesti sulla parte alta del corpo (gli uomini ne hanno soltanto uno). Parte del costume maschile sono due tipi di arma: la lancia con cuspide in bronzo e la spada (a base semplice, a codolo, a lingua da presa o a manico pieno); emerge l’élite guerriera dei ‘portatori di spada’ che, in Europa centrale, assume nel corso del Bronzo Finale un ruolo preminente. Le diverse spade rinvenute nei fiumi vanno collegate a offerte indirizzate dai guerrieri aristocratici a divinità acquatiche.
Le asce hanno margini rialzati oppure delle alette, ridotte e limitate alla parte mediane nel pieno Bronzo Medio, molto estese nella fase più tarda. Le asce medio-grandi e con forte spessore rinvenute in area padana sono esclusivamente da lavoro. Elmi a calotta, spade, pugnali, asce, archi, sono gli armamenti adottati delle popolazioni che vivono tra Trentino, Lombardia e Veneto, mentre gli ornamenti personali sono costituiti da oggetti in bronzo: spilloni, dischi traforati, bracciali, torques (collane di metallo), goliere (serie di torques sovrapposti) e bracciali in filo d’oro; ganci di cintura in corno; collane con zanne di cinghiale, vaghi in ambra, denti forati, pendagli in bronzo, corno, osso, pietra. Sono straordinari i diademi in bronzo provenienti dal lago di Ledro.

Nell’Italia settentrionale nelle aree funerarie è ora documentata l’incinerazione (rito che prevede la cremazione del defunto e la deposizione dei resti entro un’urna: il cinerario) oltre all’inumazione. In Veneto sono a inumazione le sepolture con armi (spade, pugnali) e con gioielli femminili (spilloni, fermatrecce, collari, braccialetti). I defunti, sepolti in posizione rannicchiata o supina, oltre alle armi e agli oggetti di ornamento sono accompagnati da recipienti in ceramica. A Stenico, in Trentino, presso una struttura funeraria a tumulo, è stata individuata la deposizione di mandibole di orso e lupo.
Le sepolture degli abitanti delle terramare sono esclusivamente a incinerazione. Le loro urne si dispongono una accanto all’altra e su ordini sovrapposti (sono noti casi di cinerari contenenti altri cinerari.). L’area compresa tra la Lombardia orientale e il Veneto in genere restituisce urne prive di corredo, ma eccezionalmente a Monte Lonato di Cavriana (MN) le urne, ricoperte da fondi di dolii e da lastre di pietra, sono inserite in tombe circondate da ciotoli e contengono alcuni bronzi.

Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria 'P. Graziosi': vaso dell'Età del Bronzo

Età del Bronzo Recente

Periodo: dal 1350 a.C. al 1200 a.C.

L’Europa centrale durante la tarda Età del Bronzo è interessata dallo sviluppo della ‘Civiltà dei Campi di Urne’ mentre prosegue nel perfezionamento della metallurgia del bronzo. Nell’Italia settentrionale alla lavorazione del bronzo si accompagna lo sfruttamento di giacimenti di rame in quota.
Sono localizzati a 1445 metri di altitudine i nove forni fusori del XIII-XI secolo a.C. scoperti nella località trentina di Acquafredda al Passo del Redebus, restituendo la maggiore ingente quantità di scorie di lavorazione (800-1000 tonnellate) finora rinvenuta sulle Alpi. A Peschiera del Garda l’intensa attività metallurgica delle locali palafitte è documentata dal numero dei manufatti bronzei, reperiti a migliaia, e dalla varietà dei tipi rinvenuti. Sempre in area settentrionale, tra Lombardia, Trentino, Veneto, Emilia, si vanno affermando culture distinte per forme ceramiche e usi funerari. La ‘Cultura di Canegrate’, per esempio, diffusa tra Piemonte orientale, Lombardia occidentale e Canton Ticino, mostra strette affinità con la Cultura dei Campi d’Urne. A dispetto di tali caratterizzazioni territoriali, che anticipano i raggruppamenti etnici dell’Età del Ferro, la penisola italiana, unitamente a gran parte del continente europeo, nel corso del XIII e del XII secolo a.C. si accomuna ai territori del Mediterraneo orientale tramite una ‘koiné metallurgica’ (Peroni) che somma elementi di tradizione centroeuropea con elementi di tradizione egea.

Caratteristici del Bronzo Recente italiano sono i rasoi finestrati tipo ‘Scoglio del Tonno var. A’ e quelli a lama stretta tipo ‘Pertosa’, in siti dell’Italia settentrionale si rinviene pure il tipo ‘Castellaro’ di Gottolengo. In ambito padano la produzione di oggetti in osso e corno è rappresentata da manici di lesina, piccole scatole, pettini decorati con motivi geometrici e occhi di dado. Pesi da telaio e fuseruole sono testimoni di attività tessitorie. Per quanto riguarda la ceramica compaiono forme paragonabili a tipologie “sub-appenniniche”, proprie dell’Italia centro-meridionale e caratterizzate, oltre che dall’assenza di decorazione incisa, da manufatti (soprattutto ciotole carenate) dotate di anse molto elaborate. Ancora in ambito padano, al variare dalla tipologia delle ceramiche corrisponde una suddivisione del Bronzo Recente nelle fasi BR 1 e BR 2. A Ca’ de’ Cessi la fase più antica (BR 1) si distingue per le anse a espansioni verticali e laterali e per la presenza di forme e decorazioni ancora legate al Bronzo Medio. Nella fase più recente (BR 2) le anse a nastro e a bastoncello sono ormai prevalenti rispetto a quella ad espansioni verticali.

Diversamente da quanto si verifica sulla sponda occidentale, la sponda sud-orientale del Garda è ancora occupata da insediamenti palafitticoli. Nella zona morenica è segnalata invece la tendenza, già avvertita nel Bronzo Medio, a privilegiare la costruzione di nuovi abitati su punti elevati; analogo orientamento si ravvisa nella fascia pedemontana e dell’alta pianura. In Emilia sono ancora attivi i siti terramaricoli, mentre per alcune aree della pianura lombarda e veneta  è documentato un fitto popolamento, caratterizzato da villaggi disposti a poca distanza l’uno dall’altro (3-4 o 5-6 km), .
A Ponte San Marco (BS), un sito dell’alta pianura, l’abitato del Bronzo Recente e Finale, situato su un dosso in prossimità del fiume Chiese, ha case rettangolari o leggermente trapezoidali poste lateralmente ad assi stradali ortogonali.
L’ultima parte del Bronzo Recente segna la fine delle terramare, cui fa seguito, in area emiliana, lo spostamento della popolazione verso zone limitrofe. Tale fenomeno si registra contemporaneamente alla ‘crisi del 1200 a.C.’, un momento di forte cesura che in Medio Oriente, Grecia, Nord Africa si manifesta con distruzioni, carestie, diminuzione degli abitati. A Nord dell’Emilia la crisi, oltre a non essere subitamente avvertita, non porta a fenomeni di spopolamento: l’abbandono pressoché totale dei vecchi abitati è infatti compensato dall’emergere di nuovi insediamenti che si addensano soprattutto lungo alcuni corsi d’acqua.

Nei territori occupati dalla Civiltà dei Campi d’Urne i ‘nobili portatori di spade’ e i loro famigliari dispongono di ricchi ornamenti e di armi in bronzo, nonché di carri cerimoniali, distinguendosi in questo dal resto della popolazione.
Sia in quest’area che in Italia continuano le deposizioni di armi in corsi di fiumi, offerte votive dedicate dalle aristocrazie guerriere a divinità fluviali.
Le spade del Bronzo Recente rinvenute in ambito italiano sono del tipo a codolo e a lingua da presa. A lingua da presa e a codolo sono pure i coltelli, mentre i pugnali, oltre a presentare le medesime impugnature, comprendono tipi con manico a giorno. Tra le asce si distinguono quelle a cannone e i tipi ad alette mediane convergenti verso il basso
L’ornamento personale delle popolazioni dell’Italia settentrionale si compone di spilloni in bronzo, osso e corno con terminazioni a testa di papavero, a collo ingrossato, a spirale ecc., vaghi di pasta vitrea e ambra, collari, anelli, fibule in bronzo dalla caratteristica forma ad arco di violino, presenti, queste ultime, a partire dalla fine del Bronzo Recente.
Appartengono alla “koiné metallurgica” del XIII-XII secolo cui si faceva cenno più sopra le spade a lingua da presa dei tipi Cetona-Reutlingen e quelle a codolo del tipo Terentola, i pugnali a lingua da presa del gruppo Peschiera, gli spilloni a testa di papavero, le fibule con arco ritorto, a noduli, foliato.

Circa i riti funebri, l’Italia settentrionale nel Bronzo recente presenta modalità che variano da zona a zona. Infatti, mentre la sola incinerazione è presente in Lombardia ed Emilia, incinerazione e inumazioni si sommano nei sepolcreti veneti di Franzine Nuovo e Bovolone. Vistose differenziazioni regionali si segnalano anche rispetto all’uso del corredo funebre, arricchito con oggetti in bronzo in sepolture della Lombardia occidentale e in Emilia, ma praticamente assente in Lombardia orientale e Veneto.
Nell’area terramaricola emiliana gli ossuari hanno corredi formati da spilloni, fibule ad acro di violino, pinzette, pugnali. Nei territori della Cultura di Canegrate, diffusa tra Piemonte orientale, Lombardia occidentale e Canton Ticino.
Le urne cinerarie, disposte fittamente nel terreno e dotate di corredi formati da ceramiche, collari, spilloni, anelli, lance, pugnali ecc. (bruciati insieme al defunto), possono contenere i resti di più individui.

Dai fondali del piccolo lago di origine vulcanica di Mezzano, all’interno della caldera di Latera e non lontano da Valentano, ricerche subacquee hanno restituito, nel corso del tempo, le prove archeologiche dell’esistenza nel corso dell’Età del Bronzo (2300-1000 a.C. circa), di un importante insediamento palafitticolo da cui proviene una grande quantità di vasi in ceramica, vari strumenti di lavoro in metallo di bronzo, come le asce, e oggetti di ornamento. Dall’area M3 dello stesso insediamento provengono due reperti straordinari splendidamente conservati: si tratta di due spade di bronzo dorato, aspetto dovuto all’elevata presenza di stagno in lega con il rame. La spada nota come “tipo Arco” si ricollega ad esemplari simili rinvenuti nel letto dei fiumi dell’Italia nord-orientale: questo dato ha spinto gli studiosi ad ipotizzare che questo tipo di spada avesse un significato votivo, cioè come offerta religiosa, ipotesi che pare confermata dalle analisi metallografiche che ne hanno evidenziato una lavorazione incompleta; la spada, infatti, sembra non essere stata sottoposta ai necessari cicli di tempratura e battitura e quindi è priva della durezza necessaria a svolgere la funzione di arma. Anche la seconda spada, nota come “tipo Canegrate”, ha evidenziato la stessa durezza relativamente bassa. Entrambe sono state attribuite, come anche altri oggetti di bronzo, all’Età del Bronzo Recente (1350-1200 a.C. circa).

Età del bronzo - Finale

Periodo: 1150 a.C.- 900 a.C.

Nel Bronzo Finale le popolazioni dell’Italia settentrionale, abbandonato il modello terramaricolo–palafitticolo, costruiscono nuovi abitati addensandoli, come a Casalmoro, Montagnana e Frattesina, in prossimità di corsi fluviali, mentre rari sono  i casi di continuità insediativa.
Nel frattempo, l’affermarsi  in determinate aree  di facies “protovillanoviane” è preludio alla nascita di culture tipiche della prima età del ferro (villanoviana, di Golasecca, dei Veneti antichi ecc…). Nella Pianura padana centro-orientale tale caratterizzazione dà luogo, secondo alcuni studiosi, ad una facies ‘Protoveneta’ diffusa, oltre che nell’attuale Veneto, in territorio bresciano – con il corso del fiume Oglio come limite occidentale – e  mantovano Alcuni abitati “protoveneti” divengono importantissimi centri di produzione e di scambio, in contatto con  le  realtà culturali di Toscana, Sicilia, coste dalmate e Mediterraneo orientale. Il sito di Frattasina (Rovigo), in particolare, ha restituito abbondanti quantità di materiali d’importazione (uova di struzzo, avorio, ambra, ceramiche fini, pani a ‘piccone’).

Caratteristici del Bronzo finale sono i falcetti a lingua da presa tipo Casalecchio e i rasoi lunati tipo Fontanella. Le produzioni di manufatti metallici comprendono inoltre oggetti d’uso personale (rasoi e pinzette), utensili (coltelli, aghi, seghe, asce, ami, punteruoli, scalpelli, martellini a occhio ecc.) e situle; legate, queste ultime, a manifestazioni di status delle aristocrazie locali tanto a Nord quanto a Sud delle Alpi. In osso, avorio e corno si realizzano rasoi lunati e pettini (un pettine in avorio prodotto a Frattasina è stato rinvenuto a Cipro) Le forme vascolari del Bronzo finale sono rappresentate da ceramiche da mensa e da cucina (piatti, scodelle, ciotole carenate, tazze, brocche, olle) e da contenitori per la conservazione di alimenti (doli, vasi.). Tra le decorazioni, innovative risultano essere quelle a stampo, a pettine e ad impressione a cordicella. Alcune località venete site lungo il corso del Tartaro e dell’Adige restituiscono pure ceramiche di tipo egeo decorate a bande e festoni. Tra gli altri materiali fittili vanno ricordati quelli che si ricollegano alla filatura e alla tessitura (fusaiole, rocchetti, pesi, ecc.), e con l’arredo del focolare (alari, grandi taralli, fornelli). Legati alla sfera religiosa sono invece le figurette animali, le rappresentazioni umane, gli ‘askoi’ (vasi configurati a forma di animale), i modellini di carrettini ornitomorfi o tirati da cavalli , nonché  le raffigurazioni di uccelli e della cosidetta ‘barca solare’, attestanti “il prevalere della sfera celeste e atmosferica su quella terrestre e biologica nell’ambito della rappresentazione del divino” (R. Peroni).

Tra gli insediamenti del Bronzo finale del Bresciano, oltre agli abitati posti su alture di Monte Pedalolo, presso Rezzato, e della Rocca di Manerba, va ricordato il sito di Ponte S. Marco, attestante la continuità del villaggio ad impianto ortogonale del Bronzo recente.
In area veneta, l’insediamento di Montagnana, sorto nel XI secolo a.C., presenta anch’esso una disposizione regolare delle abitazioni (le zone di passaggio erano bonificate con materiale ceramico domestico e da scarti di fornace). Le case, costituite da un unico vano a pianta rettangolare, hanno piani pavimentali formati da stesure di limo e, in posizione quasi centrale, un focolare in limo scottato, di forma rettangolare, steso su un vespaio in materiale refrattario (un secondo focolare era all’esterno dell’abitazione). In certe aree dello stesso abitato, riservate alle attività artigianali (soprattutto produzioni fittili), le abitazioni e i laboratori sono affiancati da forni a cielo aperto

Nell’Italia settentrionale le tre fasi del Bronzo finale – iniziale (BF1), piena (BF2) e terminale (BF3) – sono definite dai seguenti oggetti metallici:  schinieri tipo Rinyaszentkiraly, fibule ad arco di violino ritorto rialzato al di sopra della staffa (BF1),  coltelli a lingua da presa tipo Fontanella e tipo Vadena, varietà C,  spilloni tipo Ala (BF2), spillone tipo Fiavè,  fibule serpeggianti a tre occhielli con staffa simmetrica, braccialetti a largo nastro costolato con capi aperti a rotolo e tipo Pariana-Zerba (BF 3).
Oltre alle forme sopra ricordate, la sfera degli oggetti d’ornamento comprende altri  tipi di spilloni e fibule, torquis, orecchini, fermatrecce, piccoli dischi, anelli in bronzo, perle di vetro di forma globulare, ovoide e cilindrico-conica,  pendenti e perle d’ambra, tra cui quelle del tipo Tirinto, teste di spillone a rotella raggiata in osso; mentre l’armamento difensivo e offensivo si compone di elmi, corazze, gorgiere, spade (tipi Allegrona, Cetona, a manico pieno a pomo discoidale ecc.), asce, lance, frecce.

Nell’Italia continentale e in Sicilia non si assiste ancora all’edificazione di recinti o edifici sacri; permangono tuttavia i luoghi di culto legati a specchi d’acqua, fiumi, grotte, sommità, valichi, cui si legano deposizioni cultuali di manufatti metallici. Così la “Tomba dei Polacchi”, una grotta con corso d’acqua interno sita in territorio bergamasco, accoglie deposizioni cultuali dal Bronzo antico a quello finale; a  Desmontà (Verona) una coppia di schinieri, rinvenuti in connessione con piccoli tronchi, erano probabilmente l’arredo di una stele lignea; a Pila del Brancòn (Verona) si offre un probabile bottino di guerra formato da spade, pugnali, lance, elementi di corazza intenzionalmente spezzati ed esposti al fuoco. Particolare è il caso del coltello del XI sec. a C. rinvenuto al Lavagnone (Desenzano del Garda), probabile deposizione votiva in un sito, non più frequentato da oltre un secolo, ma di cui forse si tramanda l’importanza.

La combustione e la frammentazione rituale, entrambe presenti a Pila del Brancòn (Nogara, Verona) e in altri siti del Bronzo finale, compaiono nella prassi funeraria della cremazione, ormai prevalente in gran parte dell’Italia continentale (sepolture ad inumazione si localizzino ancora in Veneto e Lombardia). Sul rogo, insieme al defunto vengono deposti gli oggetti personali del defunto, come gli accessori dell’abbigliamento, gli utensili e le armi (sottoposte a frattura rituale), mentre il rasoio, normalmente rinvenuto incombusto, sembra che vanga utilizzato per raccogliere quanto resta del rogo
Nell’Italia nord-orientale le incinerazioni si dispongono a formare sepolcreti con sviluppo planimetrico orizzontale, oppure in raggruppamenti circolari con sepolture a uno o più ordini sovrapposti. Le tombe, costituite perlopiù da olle o da vasi biconici chiusi da una scodella, sono inserite in pozzetti scavati nel terreno o su piccoli tumuli di terra. È segnalata pure la presenza della tomba a “cassetta”, un tipo di struttura funeraria che, tramite successive aperture, può accogliere nuove deposizioni.
In area veneta il corredo funerario è costituito da armi (spade e lance), fibule, spilloni, anelli, bracciali, rasoi. Tra le sepolture con armi, quelle de le Narde di Frattesina dotate di spade tipo Allerona con borchie d’oro, sono riferibili a uomini di rango da collocarsi, forse, ai vertici della comunità.