ArcheoSperimentando
Fino a mezzo milione di anni fa la sperimentazione vissuta in prima persona rappresentava l’unico modo di trasmettere un sapere; oggi è ritornata ad essere considerata un modo efficace di comunicare, molto più che in passato, quando pochissime persone molto istruite si dedicavano all’Archeologia. L’interesse verso l’Archeologia è aumentato anche grazie alla divulgazione attraverso il cinema, i mass-media e i videogiochi perché rappresenta il gusto della scoperta avventurosa del passato, al punto che si possono organizzare anche scavi archeologici non d’emergenza legati al turismo o Parchi archeologici in contesti turisticamente attraenti come Gli Albori, l’unico in Italia costituito all’interno di un agriturismo dotato di un Archeodromo, di un Laboratorio di Archeologia sperimentale e di un’Area di simulazione di scavo archeologico coperta dove poter mettere in pratica il lavoro di indagine stratigrafica dell’archeologo con finalità educative e divulgative…
Passato, presente e futuro in un mondo che cambia
Nella società contemporanea, e in particolare in seguito all’evento pandemico che ha travolto la nostra società a livello mondiale, viviamo uno scontro apparente tra tecnologie per quel che riguarda la diffusione dei saperi, uno scontro esemplificato da due “oggetti”: il libro e il computer. Da un lato il “sapere” tradizionale, la conoscenza, la cultura, l’approfondimento, la riflessione, il tempo scandito dagli eventi naturali, dall’altro l’informazione, la multimedialità, l’intuizione, la velocità. Da sempre le grandi crisi (guerre, catastrofi naturali, epidemie, carestie) costituiscono il terreno di coltura di innovazioni che, in seguito, entrano a far parte della vita quotidiana. Il sistema-scuola ha reagito in maniera straordinaria all’emergenza COVID-19: dopo i primi giorni, nei quali sono nate le più disparate iniziative, le istituzioni scolastiche si sono organizzate per dare coerenza e sistematicità agli interventi di didattica a distanza (DAD). Questo ha prodotto un profondo e diffuso ripensamento delle pratiche didattiche anche, ma non solo, attraverso l’uso del digitale. La DAD è stata certamente utile per tamponare una situazione di breve termine, ma non assolve né alle necessità didattiche di bambini e ragazzi, né ai loro bisogni creativi, e difficilmente permette di sviluppare le loro potenzialità: tutto questo, infatti, può essere fatto solo in presenza, in uno spazio di cooperazione e collaborazione con i compagni di classe e gli insegnanti.
Sperimentare per crescere
I bambini, in particolare, hanno bisogno di tornare a “leggere”, piuttosto che “navigare” in una realtà virtuale che ancora non conoscono adeguatamente, ma ancora di più hanno la necessità di ritornare a sperimentare, al “fare”. Sono pronti a incontrare e sperimentare nuovi linguaggi, ma l’esperienza diretta e il gioco, principalmente, permettono loro di sintetizzare gli apprendimenti. Ogni campo di esperienza offre un insieme di oggetti, situazioni, immagini e linguaggi, capaci di evocare, stimolare, accompagnare apprendimenti progressivamente più sicuri.
Apprendere attraverso l’esperienza diretta significa offrire a bambini e ragazzi le occasioni concrete in cui sperimentare se stessi nel mondo, attraverso i sensi, sentirsi parte integrante di un contesto che possono scoprire e sperimentare con il proprio corpo, percependo le sensazioni dell’ambiente su se stessi. La meraviglia che nei primi anni di vita accompagna ogni più piccola scoperta di un bambino di fronte a qualsiasi fenomeno della realtà che lo circonda è assai simile alla sensazione di stupore ed esultanza di uno scienziato di fronte alla natura, allo spazio, agli oggetti e alle risposte che essi producono alle sollecitazioni fornite.
Sperimentare ed emozionare con l’Archeologia
La tendenza generale a separare la storia dalle scienze perché la prima indirizza a un approccio più umanistico, mentre le seconde adoperano un metodo di lavoro più scientifico, non significa che una disciplina umanistica non si avvalga di metodi scientifici; infatti, proprio l’Archeologia, che viene inserita in ambito umanistico, è una disciplina che si collega a diverse scienze e necessita di esse per produrre risultati nella sua missione di ricerca. L’Archeologia è una scienza e come tale va raccontata ai bambini e ai ragazzi, perché sappiano che ogni giorno tantissimi archeologi e archeologhe operano per ricostruire la storia dei luoghi in cui viviamo a partire da ciò che resta del passato. Il nostro lavoro è complicato e molto spesso ostacolato, ma appassionante e stimolante. Spiegare in che cosa davvero consista è il primo passo per restituire dignità e visibilità a questa professione e per insegnare a prenderci cura del nostro patrimonio.
Mattew Fox nel suo Educare alla meraviglia (2017) parlava di “una scuola consapevole che si occupi di quello che già Tommaso D’Aquino chiamava ‘l’atto umano più nobile’, cioè la gioia”. Gioia e scuola devono andare a braccetto se vogliamo realmente generare un cambiamento che si rifletta in un cambiamento sociale consapevole. Le nozioni si fissano infatti nel cervello insieme alle emozioni. Quando si impara con curiosità e gioia, la lezione si incide nella memoria. L’attività esperienziale data dalla sperimentazione archeologica, di per sé unica ed eccezionale rispetto alla vita quotidiana moderna, è quindi un momento fondamentale del processo di apprendimento.
Metodologia
Per un’efficace ricostruzione della preistoria, per comprendere i grandi processi del cambiamento e dell’evoluzione, occorre avere sempre dei punti di riferimento con cui porsi in relazione. Tutti gli argomenti che si studiano nell’Archeologia, nella storia, nell’arte e nelle scienze sono sempre vincolati da ciò che li precede: è difficile comprendere bene un argomento senza conoscere che cosa è avvenuto prima e come si è poi evoluta una certa vicenda. Che cosa, dunque, si deve prendere in considerazione per confrontare il passato e il presente? In realtà tutto si può mettere a confronto, persone, eventi, idee, strumenti, stili di vita.
ArcheoSperimentando si propone di stimolare i ragazzi alla conoscenza della cultura dell’uomo rappresentata nei secoli dalle sue scoperte, dall’aver sperimentato metodologie e tecniche che hanno costituito il progresso. Si impara facendo: ma anche provando, sbagliando, riprovando per conoscere il processo scientifico che sta alla base di ogni operazione creativa. Chi produce un’opera creativa realizza un prodotto capace di suscitare la reazione emotiva degli altri. Per questo motivo le persone empatiche sono anche più creative. Secondo alcuni studi, le persone che ottengono punteggi elevati nei test per misurare l’intelligenza emotiva, tendono ad ottenere punteggi altrettanto elevati nei campi legati alla sfera della creatività. In particolare, l’empatia, ovvero la capacità di riconoscere gli stati emotivi degli altri e di sintonizzarsi con essi, è correlata con un elevato grado di creatività. Nelle Indicazioni Nazionali 2012, tra i principi metodologici che contraddistinguono un’efficace azione formativa, viene citato il “favorire l’esplorazione e la scoperta, al fine di promuovere il gusto per la ricerca di nuove conoscenze. In questa prospettiva, la problematizzazione svolge una funzione insostituibile: sollecita gli alunni a individuare problemi, a sollevare domande, a mettere in discussione le conoscenze già elaborate, a trovare appropriate piste d’indagine, a cercare soluzioni originali”.
La formazione di personalità creative, lo sviluppo del potenziale creativo degli alunni sono temi centrali per la pedagogia contemporanea. La scuola, oggi, trova la sua missione nel formare i ragazzi alla vita, deve dotarli dei mezzi e degli strumenti che serviranno loro per affrontare il futuro, aiutandoli a sviluppare abilità e competenze per far fronte alle sfide del mondo attuale. Tale missione si persegue anche supportando gli allievi nel processo di scoperta e favorendo lo sviluppo del loro potenziale creativo; la scoperta promuove negli alunni un modo autonomo di pensare, stimolando l’attitudine ad apprendere lungo tutto l’arco della vita.
Raccontare l’Archeologia è un po’ come costruire musei in cui si conservano le storie dimenticate. Abbiamo bisogno dei più giovani per traghettare queste storie verso il futuro.
- Stimolare la curiosità per la conoscenza del passato come una dimensione in cui trovano spiegazione tanti aspetti del loro presente (forme di oggetti, materiali, abitudini, modi di dire…). Conoscere il passato non è una perdita di tempo, ma ci serve per vivere meglio nel presente e per costruire un futuro migliore.
- Attribuire ai reperti il significato di una capsula temporale in grado di raccontare molte storie (non sono dei semplici oggetti: parlano! E gli archeologi possono insegnarci a comprenderli). I reperti del nostro passato non sono solo frammentari e polverosi, ma sanno anche stimolare la curiosità e suscitare emozioni, basta guardarli dalla giusta prospettiva.
- Far fare e far sperimentare. Dopo aver compreso quale sia il lavoro dell’archeologo, non c’è niente di meglio che provare ad esserlo. Le attività pratiche e i laboratori sono momenti di verifica, ma anche, e soprattutto, il modo più naturale e divertente per focalizzare e apprezzare tutti gli aspetti di un lavoro tanto variegato.
- L’archeologo come investigatore. Ricerca il luogo dove compiere scavi solo dopo aver letto libri e studiato antichi documenti. Osserva il terreno da scavare alla ricerca di indizi anche sfruttando fotografie aeree; infatti, dall’alto si riescono a osservare bene le diverse sfumature di colore della vegetazione di un campo: se appare più chiara o più scura, al di sotto si potrebbero trovare dei reperti. Anche un cespuglio che cresce a stento accanto ad altri floridi potrebbe rivelare un sito archeologico: probabilmente lì si trova proprio un antico muro sepolto che impedisce alle radici di allungarsi sottoterra. Quando l’archeologo ha individuato il luogo per lo scavo, il “sito archeologico”, lo delimita con un nastro di plastica e lo divide in tante sezioni di egual misura. Lo scavo viene effettuato sezione per sezione, con gli attrezzi, ma anche con le mani.
- Archeologia come sperimentazione. Gli allievi diventano protagonisti e non spettatori passivi nell’apprendere la preistoria. Vengono utilizzati gli elementi essenziali della natura con ingegno, ragionamento, inventiva e fantasia per raggiungere un fine. Tutto ciò solo con l’aiuto dei materiali della natura, delle informazioni essenziali e con l’immedesimazione nel periodo che viene trattato in classe.
- Archeologia come esplorazione di sé stessi. Come in uno scavo archeologico, si recuperano ricordi (fatti di foto, immagini, oggetti, vestiti) e si depositano dentro la terra: con il supporto degli oggetti e del racconto di sé (orale o scritto) si potrà, come gli studiosi del passato, provare a ricostruire il puzzle delle proprie emozioni.